Gv 12,41

« Questo disse Isaia perché vide la sua gloria e parlò di lui.»

L'evangelista inserisce qui un suo commento alle parole di Isaia (Cfr. Gv 12,38.40), dicendo che il profeta le ha pronunciate perché vide la sua gloria e parlò di lui, cioè del Verbo* che poi "si è fatto carne" (Cfr. Gv 1,14) in Gesù.
Diversamente dalla tradizionale interpretazione giudaica, secondo la quale Isaia aveva visto la gloria di Dio... Gv reinterpreta alla luce della propria fede le antiche parole profetiche, intendendole come la visione della gloria* del Cristo preesistente (Cfr. Gv 8,56)**, quella che il Verbo aveva fin da quando era presso il Padre, e dunque fin da “prima che il mondo fosse” (Gv 17,5).

Segue: Gv 12,42-43

P.S. - Il fatto che Gv commenti in questo modo i due riferimenti profetici citati in rapida successione, lascia trasparire il suo messaggio teologico:
Quando Isaia contemplò la gloria di Dio (Cfr. Is 6,1ss; Gv 12,40-41), di fatto lui “vide” in anticipo la gloria di Gesù... e quando “vide” e scrisse in relazione al Servo sofferente (Cfr. Is 53,1ss; Gv 12,38), era ancora di Gesù che lui parlava.
Queste due situazioni antitetiche, l'una di umanità sofferente e l'altra di gloria divina... che l'evangelista rapporta entrambe a Gesù... fanno intendere che il profeta ha in realtà "visto" la gloria di Gesù, nella morte e nella resurrezione.

* Vedi nel Glossario le voci:
"Gloria"
"Logos (Verbo)"

** Vedi la voe "Preesistenza di Cristo" nella pagina "Sentiero panoramico"