Gv 6,59

« Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.»

Ribadendo la localizzazione nella sinagoga a Cafàrnao, Gv rimarca il carattere di “ufficialità” dell'insegnamento che Gesù ha appena manifestato... sul quale il lettore è dunque invitato a riflettere, prima di addentrarsi nella lettura delle reazioni a questo discorso “duro” (Gv 6,60).
Approfittiamo anche noi di questo versetto “di transizione”... per alcune considerazioni "eucaristiche" focalizzate sull'ultimo brano (Gv 6,53-58)

Segue: La reazione al discorso di Cafàrnao (Gv 6,60-71)


La “questione eucaristica”
(Gv 6,53-58)


Uno degli elementi di diversità di questo quarto Vangelo rispetto alla tradizione sinottica... è costituito dal fatto che Gv non narra esplicitamente l'istituzione, da parte di Gesù, dell'Eucarestia.
Questa differenza ci balzerà maggiormente agli occhi quando leggeremo gli avvenimenti dell'ultima Pasqua trascorsa da Gesù a Gerusalemme, e dunque ci troveremo nel bel mezzo di una questione a lungo dibattuta dagli studiosi:
Mentre infatti i Vangeli sinottici raccontano l'Ultima Cena di Gesù con i discepoli ponendola nel giorno di vigilia della Solennità pasquale e narrando i gesti e le parole con le quali Lui istituisce l'Eucarestia ("sovrapponendola" alla rituale cena pasquale dell'Ebraismo)... in Gv l'Ultima Cena è invece posta in un giorno antecedente la vigilia della Pasqua ebraica [Questa diversa narrazione cronologica dei fatti operata da Gv è oggi considerata la più attendibile da parte della maggioranza degli storici*].
In conseguenza di questa “retrodatazione”, l'Ultima cena narrata da Gv è incentrata non sulle formule di elevazione del pane e del vino narrate dai Sinottici, bensì sull'azione simbolica che Gesù compie lavando i piedi ai discepoli (Gv 13,1-20)... e questa “lavanda dei piedi” è rappresentativa del messaggio di carità fraterna che gli stessi discepoli avrebbero poi dovuto praticare vicendevolmente, facendo diventare questo servizio caritatevole, fondato sul “Comandamento nuovo” (Gv 13,34), un segno distintivo della comunità cristiana.
Comunque... il 6° capitolo, nel quale ci troviamo, è generalmente considerato la sezione “eucaristica” del quarto Vangelo, sia perché il suo contenuto teologico corrisponde a ciò di cui un credente dovrebbe essere consapevole, ai fini di un corretto approccio spirituale al Sacramento dell'Eucarestia... sia perché gli “echi” sacramentali sono talmente frequenti che un cristiano, leggendolo, è portato a pensare in modo del tutto naturale all'Eucarestia.
Pertanto... dopo che i motivi indicati nella “nota esegetica su Gv 6,53-58” ci hanno indotto ad affrontare questo brano sul piano della “lettura spirituale”, più vicina all'originario messaggio dell'evangelista... adesso possiamo mettere a frutto questa “lettura spirituale” anche per affrontare una “rilettura eucaristica”.
Per farlo nel migliore dei modi è necessario tenere ben presente che gli inviti di Gesù a nutrirsi del “Pane di vita” che Lui è, hanno il fondamentale significato di "credere con pienezza in Lui" quale modo per “alimentarsi” così della sua Realtà personale, al fine di cogliere il frutto della "dimora reciproca"** (cfr.Gv 6,56)... cioè della vita nuova del discepolo nel Figlio.
Solo percorrendo questa "via" di consapevolezza e di fede, è possibile beneficiare appieno della celebrazione liturgica dell'Eucarestia come di un'espressione privilegiata di questo frutto...
Solo vivendo il “mangiare” ed il “bere” Cristo come un credere con pienezza in Lui... è possibile cogliere il dono divino insito nel Sacramento dell'Eucarestia... ovvero la reciproca immanenza di Gesù che rimane nel credente, e del credente che rimane in Gesù** alimentando la sua vita interiore quale unione duratura con Colui che E' la Vita (cfr. Gv 1,4)
Solo alimentando questa consapevolezza e questa fede è possibile vivere l'Eucarestia come la riproposizione liturgica del salvifico dono di Sè stesso che il “Figlio dell'uomo-Gesù” ha fatto per l'umanità, e che il credente può attualizzare nella propria esistenza, rinnovando liturgicamente la sua comunione con il Figlio e quindi anche con il Padre.

Per fare una rilettura "eucaristica" del brano Gv 6,53-58, vai a:   Gv 6,53 
Per continuare con il testo del Vangelo, vai a:   La reazione al discorso di Cafàrnao (Gv 6,60-71)

** Vedi il termine "Inabitazione" nel Glossario

P.S. - Per fare solo un esempio tra i tanti possibili, riprendo un passaggio del noto esegeta R.Schnackenburg (già citato nel post "Il segno del Tempio, Gv 2,13-25" ) in cui, riferendosi all'episodio della Purificazione del Tempio, lui osserva che: “Restano ancora forti divergenze circa la questione se, storicamente, debba darsi la preferenza alla presentazione giovannea, oppure a quella sinottica. Non pochi studiosi cattolici, ed anche alcuni protestanti, danno la preferenza al racconto giovanneo; il che appare conseguente, in quanto oggi la maggior parte degli esegeti nella questione della data della morte di Gesù (il 14 o il 15 Nisan) preferiscono seguire piuttosto il quarto evangelista”. (R.Schnackenburg, Il Vangelo di Giovanni, parte I, Brescia Paideia 1974, pag.509)
(Al riguardo, nel mio blog "Diario di un monaco, discepolo di Swami Roberto" puoi vedere anche il post : "9 aprile dell'anno 30 d.C.")