Gv 6,53

« Gesù disse loro: "In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita.»

I Giudei gli hanno appena detto: “come può costui darci da mangiare la sua carne?” (Gv 6,52)... e Gesù in tutta risposta nomina anche il sangue, pronunciando delle parole che appaiono rimarcare ulteriormente la sua precedente affermazione.
Per comprendere queste parole è peraltro necessario tener conto del tradizionale linguaggio biblico, nel quale l'espressione “carne e sangue” designa la persona nella sua realtà storica... e l'azione del “mangiare e bere” non è soltanto riferita all'atto fisiologico di sfamarsi e dissetarsi ma, metaforicamente, assume il senso di "nutrirsi" interiormente... oltre a richiamare anche la comunione e l'intimità implicate dalla condivisione del pranzo.
Come già è accaduto in precedenza per il verbo “mangiare” (Gv 6,49.50.51a), in questo versetto le espressioni “se non mangiate” e “se non bevete” vanno dunque intese in senso metaforico e... pronunciate da Gesù... stanno a significare la fondamentale importanza di credere in Lui, che adesso sta rivelando come attraverso la sua morte diverrà carne e sangue per il credente.
Si tratta di un linguaggio che biblicamente richiama anche il simbolismo sapienziale della Parola divina intesa quale nutrimento che, una volta “mangiato”... cioè accolto ed integrato pienamente in sé... è per il credente una sorgente di salvezza (Cfr. Prov 9,5; Is 49,10).
Inoltre, è significativo osservare come Gesù non dica “la mia carne”, bensì la carne del Figlio dell'uomo, esprimendo con ciò una precisazione volta a ribadire ai suoi interlocutori che di fronte a loro non hanno semplicemente un uomo, bensì quel Figlio dell'uomo che questo Vangelo ci ha già detto essere in comunicazione permanente con il cielo (Gv 1,51)... da cui è disceso per essere “innalzato” in modo che “chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3,14).
A questa figura celeste Gesù ha attribuito la funzione di dare “il cibo che rimane per la vita eterna” (Gv 6,27), ed adesso Lui precisa che questo “cibo” è costituito dallo stesso Figlio dell'uomo che si offre per essere “mangiato” e “bevuto”, così che sia la sua stessa vita a “trasferirsi” nel credente che se ne nutre mediante la fede in Lui.
Ecco allora che le parole rivolte da Gesù ai suoi interlocutori: se non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita... stanno a significare che se loro avranno fede nel Figlio dell'uomo, che si fa dono salvifico per il mondo, potranno avere la vita eterna*.
Inoltre... poiché nella tradizione giudaica al sangue, che era considerato la sede della vita, veniva attribuito anche un valore espiatorio (Lv 17,10-14)... di fatto questo significato viene qui evocato, in relazione all'auto-immolazione che il Figlio dell'uomo-Gesù andrà ad affrontare sulla croce.

Segue: Gv 6,54

P.S. - In riferimento a questo brano evangelico, leggi anche Gv 6,53-58 (Nota esegetica)

* Vedi nel glossario le voci:
"Vita"
"Vita eterna"