Gv 6,30

« Allora gli dissero: "Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai?»

Come già in precedenza avevano fatto i Giudei, che avevano chiesto a Gesù “un segno” (cfr. Gv 2,18) che legittimasse la sua azione di cacciare dal Tempio di Gerusalemme i cambiamonete e i venditori degli animali sacrificali... adesso anche i Galilei Gli dicono quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo?... chiedendoGli così di legittimare la sua affermazione di essere l'Inviato di Dio.
Sia in Gv che nella tradizione sinottica, Gesù non ha mai assecondato questo tipo di richiesta e... in questo caso... appare anche sorprendente che proprio le persone che Lo hanno appena visto moltiplicare i pani, Gli chiedano pure un ulteriore segno.
Questa insistenza può però trovare una spiegazione tenendo conto del fatto che nella tradizione profetica il miracolo “di accreditamento”, per essere tale, doveva venire preannunciato da colui che lo compiva.
Ecco allora che le persone che avevano acclamato Gesù come “il profeta” (Gv 6,14) a seguito della Sua miracolosa moltiplicazione dei pani.. adesso si aspettano questo segno da Lui, perché si trovano a dover elevare la loro considerazione nei Suoi confronti.
Gesù ha infatti affermato che per loro “l'opera di Dio”, cioè il compimento della Legge, sarebbe stato credere “in colui che egli (Dio) ha mandato” (cfr. Gv 6,29), cioè in Lui stesso in quanto “Figlio dell'uomo” che avrebbe dato loro “il cibo che rimane per la vita eterna” (Gv 6,27)....
Per questo Gli chiedono “Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai?...
Queste persone non si aspettano l'immediata esecuzione, quanto invece il preannuncio di quale sarà l' “opera” che Lui compirà per accreditarsi ai loro occhi.

Segue: Gv 6,31