Gv 14,20

« In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.»

“In quel giorno” è una tradizionale espressione usata dai profeti ebraici per designare il tempo dei grandi interventi divini (Cfr. Is 2,17; 4,1s; ecc.) e, in bocca a Gesù, essa indica il “giorno” della Pasqua di resurrezione, a partire dal quale inizia... grazie all'effusione del suo Spirito... il tempo della salvezza, a cui accedono coloro che credono in Lui.
Riferendosi a quel giorno, Gesù dice poi ai discepoli “voi saprete che io sono nel Padre mio”… a significare che, pur se loro hanno già avuto modo di intendere la realtà di cui Lui sta parlando (Cfr. Gv 14,10-11), potranno comunque coglierla fino in fondo soltanto di fronte al Risorto (Cfr. Gv 20,19.26).
E' a partire da quel momento che i discepoli saranno pienamente partecipi della comunione di vita del Figlio con il Padre, e così potranno comprendere fino in fondo queste parole di Gesù : voi (sarete) in me e io in voi (Cfr. Gv 6,57; Gv 10,14-15; Gv 15,9; ecc.).

Segue: Gv 14,21


P.S. - Nelle comunità cristiane che si rifacevano alle tradizioni sinottiche, l'espressione “in quel giorno” era anticamente usata in riferimento alla “Parusia”* di Cristo, la quale era attesa per un imprecisato tempo futuro.
Invece, nell'impianto teologico di questo Quarto Vangelo la Parusia non va intesa come se fosse differita ad un tempo futuro bensì, conformemente alla concezione giovannea definita dagli studiosi “Escatologia del presente”*, essa va riconosciuta in concomitanza con la Pasqua di Gesù, immediatamente seguita dall'apparizione del Risorto ai discepoli (cfr. Gv 20,19).
Per quanto riguarda poi la frase “voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi”, essa ripropone il caratteristico tema giovanneo definito dai teologi “inabitazione”, che designa non solo la reciproca immanenza del Padre e del Figlio (Cfr. Gv 14,7-11), ma anche la reciproca immanenza del discepolo in Cristo... e del Cristo (oltre che del Padre) nell'interiorità del discepolo che Lo ama.
Tale “inabitazione” si realizzerà per i credenti quando, al cospetto dell'amore divino manifestato da Cristo, ogni distanza sarà annullata ed ogni dualità si fonderà nell'unione... ad attuare una realtà che troverà rappresentazione nell'immagine della vigna e dei tralci, che troveremo nel 15° capitolo.
Come vedremo poi nel 17° capitolo, la via per arrivare a questa unione è la “conoscenza”, intesa come quel biblico “conoscere” che crea la comunione tra conoscente-credente e conosciuto-Cristo... a formare un tutt'uno.

* Vedi nel Glossario le voci:
"Conoscenza"
"Escatologia attuale"
"Inabitazione"
"Parusia"