Gv 14,8-9

« Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta".
Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? »


Dicendo “Signore, mostraci il Padre”, Filippo sta chiedendo a Gesù una diretta manifestazione di Dio, una teofania sul tipo di quella che per esempio anche Mosè aveva richiesto a YHWH dicendoGli: Mostrami la tua gloria ! (Es. 33,18).
In risposta, Gesù ricorda a Filippo il gran numero di giorni trascorsi con lui e con gli altri discepoli, e così lo ammonisce in relazione al fatto che la condivisione di tutto questo tempo già avrebbe dovuto permettergli di rendersi conto di ciò che ora il Maestro gli ribadisce: Chi ha visto me ha visto il Padre.
Filippo, che non ha ancora conosciuto Gesù, è ora chiamato ad aprire ulteriormente gli “occhi” della fede… per comprendere finalmente che il suo Maestro è il Figlio di Dio nel quale il Padre parla e opera... rendendosi pertanto “visibile”.
Non si tratta, evidentemente, di una “visibilità” di Dio-Padre che vada intesa nel senso di una percezione ottica sensibile, quanto invece nel senso di una “intuizione” di fede poggiata sulla Realtà del Figlio, il Verbo eterno che si è incarnato (Cfr. Gv 1,14) per rivelare il Padre (Cfr. Gv 1,18).

Segue: Gv 14,10-11

P.S. - In questo ammonimento che Gesù rivolge a Filippo, può essere individuato… in trasparenza… anche un messaggio rivolto ai credenti cristiani delle future generazioni, affinché non alimentino l’aspettativa che Dio si manifesti a loro in chissà quali teofanie… ma Lo riconoscano invece nella Realtà concreta del Cristo, che costituisce l’“immagine” perfetta del Padre.