Gv 1,5

« la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta.»

Dopo averci detto che “la vita era la luce degli uomini”, riferendosi al “ruolo” rivestito dal Logos divino nel guidare ogni essere umano verso la pienezza di un'esistenza interiore vivificata dalla relazione con Dio... Gv ci dice adesso che se questa luce divina oggi splende nelle tenebre... è perché le tenebre non l'hanno vinta (nel senso che "non l'hanno potuta arrestare").
Questa affermazione di Gv spinge naturalmente a chiedersi:
Se le tenebre esistono da quando esiste la luce, allora vuol dire che ci sono sempre state?
E a cosa si riferisce esattamente Gv, quando parla del vano tentativo delle tenebre di fermare la luce?
Per trovare risposta a questi interrogativi, è necessario risalire fino alle pagine della Genesi che parlano delle “tenebre che ricoprivano l'abisso”(Gen 1,2) e “Dio disse: 'Sia la luce! e la luce fu. E Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre”(Gn 1,2-4).
Gv allude infatti a questo ancestrale dualismo tra luce e tenebre che fa la sua comparsa fin dall'inizio del Testo biblico e che indica l' “atto creativo” di Dio non come una “creazione dal nulla”... bensì come l'intervento divino grazie al quale la “tenebra” caotica [“senza forma e vuoto” (in ebraico “ṯō-hū wā-ḇō-hū”)(Gen 1,2)] ha lasciato il posto al “cosmo” ordinato da Dio... in conseguenza del fatto che la “Luce” divina si è manifestata in questo universo... e la tenebra si è mostrata come tale proprio in quanto non-luce.
E' questa la realtà che, per esempio, è così raccontata anche dal profeta Isaia: “Io sono il Signore, non ce n'è altri. Io formo la luce e creo le tenebre” (Is 45,7)… laddove l'espressione “creo le tenebre”, è bene ribadirlo, non va intesa nel senso di "creazione dal nulla”, anche perché il concetto filosofico di "nulla" è estraneo alla mentalità biblica...
La creazione di cui ci parla Gv lascia invece presupporre  un “prima” nel quale le tenebr” erano un caos indistinto, sul quale la manifestazione della Luce divina ha fatto sì che venisse separato ciò che si assimila ad essa (e si schiera così dalla parte di Dio)... da ciò che la rifiuta rimanendo oscurità (opponendosi così a Dio).
Inoltre... a differenza della concezione giudaica secondo la quale la luce trionferà sulle tenebre solo alla fine dei tempi (Is 60,19s), l'evangelista annuncia che la vittoria della Luce divina è già decretata sin dall'inizio... le tenebre non l'hanno vinta, cioè non hanno potuto opporvisi.
Ecco allora che, nella prospettiva di questo dualismo giovanneo luce-tenebre, l'evento mediante il quale la Luce si manifestò pienamente nel “Verbo (che) si fece carne”(Gv 1,14) segna il momento della storia in cui si delinea in tutta la sua chiarezza la differenza esistente tra chi resta nel caos della tenebra... e chi accoglie la rivelazione della Luce, entrando nel "cosmo" di Dio.
E' proprio questa la missione del Logos-Cristo in questa dimensione, ovvero... come ci dirà Gv nel prosieguo di questo suo Vangelo... quella di rendere evidente la distinzione tra gli esseri umani che odiano la luce (Gv 3,20)... e gli esseri umani che, mediante la fede, accedono alla Vita divina (in greco “Zōē”), compiendo di fatto una nuova nascita (cfr. Gv 3,3.5).

Segue: Gv 1,6


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"Logos" 
"Luce"
"Vita"

Approfondimenti (Nel mio blog "Diario di un monaco")
"L'epifania universale della Luce"
"In principio"
"Fede creativa"