Gv 1,33

« Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. »

Anche se lo aveva appena detto (Gv 1,31), Giovanni ribadisce qui: "Io non lo conoscevo (Gesù)"... e subito dopo precisa di essersi reso conto della sua reale identità grazie ad una rivelazione divina, ricevuta in precedenza, riguardo a "Colui - sul quale avrebbe visto - discendere e rimanere lo Spirito".
Dopo essere stato testimone oculare dell'avvenimento soprannaturale a lui preannunciato, adesso il Battista può dunque riconoscere in Gesù il Messia atteso, facendo suo il contenuto della rivelazione che ha ricevuto: "è lui che battezza nello Spirito Santo".
La sua testimonianza è pertanto garantita da "colui che mi ha inviato", cioè da Dio stesso, che gli ha fatto dono di questa illuminazione profetica.

Segue: Gv 1,34

"...è lui che battezza nello Spirito Santo"

Dopo aver visto discendere e rimanere lo Spirito su Gesù, Giovanni comprende che il suo battesimo è soltanto una prefigurazione del vero battesimo, che verrà celebrato da lui (Gesù) che battezza nello Spirito Santo.
Sarà con questa Sua attività battesimale che Gesù “toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29) e... “dettaglio” nient'affatto trascurabile... Gv non fa qui alcun cenno al concetto di Cristo-espiatore dei peccati dell'umanità*.
Il battesimo nello Spirito Santo celebrato da Gesù può essere compreso a partire dal doppio significato del verbo greco “baptìzein” (battezzare), che vuol dire “immergere” ma anche “impregnare”.
Ebbene, l’azione di Gesù consiste nel comunicare ad ogni persona la Vita divina che Lui stesso è, battezzando “nello Spirito Santo”, cioè trasmettendo l'inesauribile forza vitale proveniente dalla Sorgente Eterna di Dio.
E poiché - come l'evangelista ci dirà nel prosieguo del Vangelo - Gesù è la Sorgente divina che "dà lo Spirito senza misura" (Gv 3,34), cioè senza alcun limite... sono soltanto gli esseri umani che possono porre delle limitazioni, fino addirittura a rifiutarLo.
Al contrario, più grande sarà la risposta che un credente dà nell'accoglienza... più grande sarà l'effusione su di lui dello Spirito divino, che lo potrà “impregnare” fino a trasformarlo in “figlio di Dio” (Gv 1,12).
Si può allora comprendere come nel versetto in cui ci troviamo, che costituisce il vertice della sua testimonianza, il Battista di fatto anticipi le parole con le quali Gesù affermerà in seguito che per “entrare nel regno di Dio” bisogna rinascere “da acqua e  Spirito” (Gv 3,5).
Ecco dunque rivelarsi, in tutta la sua chiarezza, la superiorità del battesimo nello Spirito Santo celebrato da Gesù, nei confronti di quello di Giovanni Battista il quale, invece, celebrava “soltanto” un battesimo nell'acqua a favore di coloro che venivano immersi nelle acque del Giordano, con un significato simbolico di pentimento e purificazione dal proprio passato.
Infine, un'ultima puntualizzazione si rende necessaria riguardo alla parola Santo, riconducibile alla parola ebraica qadôsh... dalla radice verbale qdsh che significa “separare”... per cui l'azione “santificatrice” dello Spirito divino va intesa nel senso di separare l'essere umano dalle tenebre del mondo, portandolo nella luce della vita divina.
In questa prospettiva è possibile comprendere perché l'appellativo "santo" scompaia, quando si parla dello “Spirito” strettamente in relazione a Gesù.
Il Cristo ha infatti in Sé la pienezza dello “Spirito”… e poi, Lui battezza nello Spirito Santo, in modo che l'essere umano che Lo accoglie partecipi della Sua pienezza... separandosi della “zona d'ombra” del male e potendo così diventare, a propria volta, un “testimone” di vita divina... a favore del prossimo.

Segue: Gv 1,34

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Peccato
Vita