Gv 1,17

« Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.»

Eccoci giunti al punto in cui, per la prima volta in questo suo Vangelo, Gv nomina espressamente Gesù Cristo.
Per comprendere il messaggio dell'evangelista, dobbiamo innanzitutto osservare da vicino l'espressione "la grazia e la verità" che - ci dice la lettura esegetica cui in precedenza abbiamo fatto riferimento (cfr. "grazia della verità" in Gv 1,14c) - dovrebbe più correttamente essere tradotta in questo modo: la grazia della verità fu per mezzo di Gesù Cristo.
Gv ci parla dunque di questa progressione temporale:
Prima la “grazia” costituita dalla legge mosaica, e poi... non la “grazia e la verità” portata da Gesù Cristo... bensì la grazia (in greco “kháris”, nel senso di “dono”) della verità in Gesù Cristo.
In questa prospettiva giovannea, la legge mosaica viene intesa come una tappa di preparazione del popolo alla rivelazione piena di Dio, e non deve pertanto essere né rifiutata, né assolutizzata, altrimenti diventerebbe un ostacolo alla piena conoscenza del "volto" di Dio mostrato dal Cristo (Cfr. Gv 1,18).
Dunque, tornando al testo del Vangelo, per Gv la legge di Mosè è una manifestazione ancora incompleta della verità, ma è comunque anch'essa una “grazia”(Gv 1,16)... alla quale segue poi l'ulteriore grazia costituita dalla verità piena, che fu donata per mezzo di Gesù Cristo.
Per l'evangelista il Verbo incarnato è pertanto il rivelatore della completezza di ciò che il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe aveva in progetto di comunicare all'umanità fin dal momento in cui aveva stipulato la Sua Alleanza con il popolo di Israele.
Inoltre, è necessario osservare che, pur se l'uguale espressione per mezzo parrebbe lasciar intendere una analogia tra il ruolo di Mosè e quello di Gesù, in realtà non è così:
Mosè è stato infatti il mediatore che ha trasmesso la Legge che il Signore gli “ diede (su) due tavole di pietra" (Dt 9,11) che “il Signore scrisse”(Dt 10,4).
Invece, in riferimento a Gesù l'espressione per mezzo assume il significato di un'attività “creatrice” che il Cristo stesso compie in prima persona, conformemente al concetto teologico che l'evangelista ha in precedenza attribuito al Verbo: “per mezzo suo tutto cominciò ad esistere” (Cfr. Gv.1,3)... “tutto è esistito attraverso lui” (Cfr. Gv.1,10).
Qui Gv ribadisce dunque che è ancora Lui... il Verbo che ora si è incarnato in Gesù... che “fa esistere” la pienezza della verità del Padre.

Segue: Gv 1,18