Gv 1,16

« Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. »

Gv scrive qui che dalla pienezza del Verbo, "noi tutti abbiamo ricevuto - compresi, estendendo il concetto, anche noi comunità cristiana di oggi - grazia su grazia".
Alla luce del successivo versetto (Gv 1,17), queste parole dell'evangelista si presterebbero ad essere lette come un riferimento alla successione delle due cosiddette “economie di salvezza"... prima quella di Mosè e poi quella di Gesù Cristo... com'era infatti d'uso interpretare da parte di una grande "fetta" della prima Cristianità che peraltro, assumendo questa visione teologica, si distanziava dalla posizione di Paolo di Tarso, per il quale la “Legge mosaica” era un impedimento e non certo una “grazia”.
Al di là di questa diversità di vedute che caratterizzava il Cristianesimo delle origini riguardo alla “Legge” dell'Ebraismo... il "respiro" teologico del Prologo fa comunque propendere per una lettura ancora diversa dell'espressione "grazia su grazia".
Assecondando la prospettiva giovannea, la prima grazia può essere infatti riconosciuta nella venuta, fin dall'alba dei tempi, del Verbo non incarnato e... per conseguenza... la seconda grazia diventa l'incarnazione dello stesso Verbo in Gesù Cristo.
Gv ci dice dunque che la storia della comunicazione dell'amore di Dio all'umanità si svolge nella continuità, grazia su grazia:
Prima con la diffusione universale del Verbo disincarnato che fin dal principio si è rivelato in quanto “vita” e “luce” (Gv 1,4) nel cosmo, e si è anche “focalizzato” nella storia sacra del popolo di Israele...
Poi mediante la grazia della verità che si è manifestata in pienezza mediante il Figlio “unigenito”.
Come stiamo per vedere, il senso del successivo versetto (Gv 1,17) è quello di precisare il rapporto tra queste due grazie.

Segue: Gv 1,17

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