Gv 18,2-3

« Anche Giuda, il traditore, conosceva quel luogo, perché Gesù spesso si era trovato là con i suoi discepoli.
Giuda dunque vi andò, dopo aver preso un gruppo di soldati e alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, con lanterne, fiaccole e armi.»


Con il favore dell'oscurità Giuda entra nel giardino in cui si trova Gesù, conducendovi un gruppo di soldati e anche alcune guardie fornite dai capi dei sacerdoti e dai farisei, ovvero dalla più alta autorità giudiziaria giudaica.
L'evangelista qui usa appositamente il termine greco speiran (“gruppo”) per far intendere che si trattava di una coorte di soldati romani, così da far emergere il suo messaggio teologico: tutti, sia i giudei che i pagani, sono coinvolti nell'arresto di Gesù.
In tal modo Gv ci presenta questo avvenimento in una  prospettiva teologica secondo la quale è tutto il “mondo” incredulo che si contrappone all'Inviato di Dio... per cui Giuda, il cui cuore è sotto la dominazione di satana (Cfr. Gv 13,2), non fa altro che guidare contro Gesù la coalizione di forze che sono agli ordini del “principe di questo mondo” (Cfr. 12,31; Gv 16,11).
Come vedremo, questa prospettiva sarà ribadita anche durante il processo, nel corso del quale i capi giudei saranno presentati come i maggiori responsabili, ma anche Pilato avrà comunque le sue responsabilità nella condanna di Gesù.

Segue: Gv 18,4

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"Mondo"