Gv 16,17-18

Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: « Che cos'è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne  vado al Padre”? ».
Dicevano perciò: « Che cos'è questo "un poco", di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire ».


Questa reazione di incomprensione dei discepoli è dovuta al fatto che, non essendosi ancora compiuta la Pasqua di Cristo, loro non hanno ancora ricevuto quel soffio ispiratore del Paràclito grazie al quale potranno cogliere il senso degli eventi.
In ogni caso, il fatto che i discepoli non solo ripetano tra loro le parole appena pronunciate da Gesù, ma ricordino anche la sua frase “io me ne vado al Padre”, dimostra che essi hanno inteso come Lui si stia riferendo alla sua imminente dipartita (Cfr. Gv 16,5a)

Segue: Gv 16,19

P.S. - Il fatto che l'evangelista metta qui in particolare evidenza l'incertezza dei discepoli, si presta ad essere letto anche come un'allusione all'effettivo disorientamento sperimentato dalla comunità cristiana giovannea al tempo della stesura del Vangelo, sul finire del I° secolo d.C.
La realtà storica determinò infatti una discrepanza tra le attese dei credenti, fondate sulle promesse di salvezza di Gesù, e una quotidianità nella quale la rottura con il mondo giudaico aveva determinato enormi difficoltà sociali.
Come stiamo per vedere (Cfr. Gv 16,22-23), ciò che permetterà ai discepoli di passare dalla tristezza alla gioia (Cfr. Gv 16,20) non sarà un cambiamento in meglio delle loro condizioni esteriori di vita, bensì la capacità di “vedere” il Cristo glorificato presente in loro, grazie allo “sguardo” della loro fede illuminata dall'azione del Paràclito.
E' questo il modo in cui il Figlio, dopo aver fatto ritorno al Padre, trasfigurerà “dall'interno” l'esistenza di coloro che Lo amano, portandoli ad essere Uno con Lui e, attraverso di Lui, con il Padre.

Vedi nel Glossario le voci:
"Glorificazione"
"Inabitazione"
"Paràclito"