Gv 5,30

« Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.»

Dopo la “parentesi” dei due precedenti versetti (vedi “Nota esegetica su Gv 5,28-29”), ora l'attenzione dei lettori è riportata nel filone tipicamente giovanneo dell' “escatologia attuale”*, perché il discorso di Gesù torna a focalizzarsi sulla Sua missione salvifica, che si svolge nell'incessante tempo presente.
Dicendo Da me io non posso fare nulla, Lui pone ulteriormente in evidenza il fatto che la Sua opera, e tutto ciò che Egli rivela, dipendono dal Padre e, in particolare, Gesù precisa: Giudico secondo quello che ascolto.
Rispetto a quanto aveva detto in precedenza, quando aveva affermato che “il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre” (Gv 5,19), Lui adesso non parla più di “vedere”, bensì di “ascoltare”... e con ciò sottolinea ancora di più la Sua dipendenza nei confronti dello stesso Padre.
E' per questo che può dire “e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato”.
Sottolineando dunque che la “responsabilità” di ciò che Lui dice è da attribuire al Padre, Gesù chiarisce in anticipo che quando le Sue parole di salvezza assumeranno il significato duro del “giudizio”** nei confronti di coloro che le ascolteranno, questi dovranno prendere atto che si tratta di un “giudizio” di per sé incontestabile, in quanto proveniente dalla perfetta Verità dello stesso Padre.

Segue: Gv 5,31

* Vedi il termine "Escatologia attuale" nel Glossario
** Vedi il termine "Giudizio" nel Glossario