Gv 5,18

« Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.»

L'avversione nei confronti di Gesù, che a più riprese è già emersa in alcuni degli episodi fin qui narrati dall'evangelista, adesso raggiunge punte drammatiche, visto che i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo.
Questa loro accresciuta ostilità è dovuta al fatto che Gesù violava il sabato in continuazione, come si evince dal fatto che il termine greco élyen usato dall'evangelista (qui tradotto con violava)  letteralmente significa “scioglieva”... ad indicare dunque una vera e propria abrogazione messa in atto con i Suoi comportamenti.
Inoltre, Lui addirittura chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio, e ciò appariva a quei Giudei intollerabile.  
Nella loro tradizione religiosa credersi uguale a Dio era infatti ritenuto il più grave dei  peccati, che era commesso da quanti soccombevano di fronte alla atavica tentazione illustrata nelle prime pagine della Genesi (Cfr. Gn. 3,5).
Alle orecchie dei Giudei, le parole di Gesù (Cfr. Gv. 5,17) suonavano quindi come una pretesa  sacrilega e, come vedremo nel prosieguo del Vangelo, la loro volontà di ucciderlo si manifesterà in ripetuti tentativi di lapidazione (Cfr. Gv 8,59, Gv 10,31), fino a sfociare nella decisiva accusa formulata a Pilato “secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio” (Gv 19,7).

Segue: Discorso sull'opera del Figlio (Gv 5,19-47)