Gv 3,14

« E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo,»

La prospettiva che attende il Figlio dell'uomo... il quale dovrà essere innalzato sulla croce... viene qui presentata da Gesù con un parallelismo che trae spunto da un celebre avvenimento della storia di Israele (Nm 21,4-9).
Durante il difficoltoso viaggio nel deserto successivo alla liberazione dall'Egitto, gli Ebrei iniziarono a recriminare « contro Dio e contro Mosè », ed « allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d'Israeliti morì ».
Quando il popolo si rese conto dell'errore commesso e chiese a Mosè di intercedere presso Dio, questi pregò per il popolo... e allora « il Signore disse a Mosè: "Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita" ».
Come avrebbe ricordato anche il successivo Libro della Sapienza, « chi si volgeva a guardarlo era salvato non per mezzo dell'oggetto che vedeva, ma da te, salvatore di tutti » (Sap 16,7),  per cui questo avvenimento antico - il momento in cui Mosè innalzò il serpente nel deserto - aveva in sé tutte le caratteristiche del “segno”, di cui l'innalzamento del Figlio dell'uomo avrebbe costituito la completezza.
Ebbene, così come l'antica condizione per ricevere l'aiuto di Dio era che gli Ebrei fissassero il loro sguardo su quell’emblema, Gesù dice che in futuro i suoi discepoli potranno credere in Lui innalzato sulla croce, per essere salvati dal "veleno" di ogni male.

Segue: Gv 3,15

Vedi nel Glossario la voce: "Segno"