Gv 2,11

« Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.»

Il vocabolo segni (in greco sēmeiōn) è uno dei termini caratteristici di Gv, che lui utilizza per mettere in evidenza la necessità di cogliere il “messaggio” insito nei fatti miracolosi operati da Gesù.
Inoltre, l'espressione usata qui dall'evangelista... archēn (inizio) tōn (dei) sēmeiōn (segni)... contiene anche un altro termine assai importante (archēn), con il quale Gv non vuole indicare semplicemente l'inizio di una enumerazione di segni, quanto invece l'origine di un qualcosa di nuovo.
La “novità” legata a questo segno di Cana di Galilea è riferita al fatto che per la prima volta egli (Gesù) manifestò la sua gloria... la quale, evidentemente, non venne colta da “colui che dirige il banchetto” (Gv 2,8.9), che si dimostrò sorpreso perché, contrariamente alla prassi, il vino migliore era stato tenuto per la fine.
Diversamente da lui, i discepoli seppero invece riconoscere la gloria di Gesù, e quindi credettero in lui... perché avevano colto il segno, cioè avevano compreso “l'acqua diventata vino” (Gv 2,9) come manifestazione della Realtà soprannaturale di Gesù.
Pertanto, essi riconobbero questa Sua gloria come una “garanzia” della divinità della Sua persona, alla quale aderirono con una fede più profonda, pronta a far fronte all'imminente ostilità che sarebbe stata manifestata dai Giudei (Gv 2,18ss).
Così, mentre i successivi segni mostreranno vari aspetti della Realtà di Cristo, il segno di Cana è l'archetipo che contiene già il “seme” di tutti gli altri:
“L'acqua diventata vino” (Gv 2,9) simboleggia infatti il dono di vita, gioia ed amore gratuito che Dio fa all'umanità, nel quale sono inglobate le successive opere miracolose di Gesù (guarigioni, esorcismi, ecc.)... che ne costituiscono le differenti sfaccettature.

Segue: Gv 2,12

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"Giudei"
"Gloria"
"Segno"