Gv 8,10-11

« Allora Gesù si alzò e le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?".
Ed ella rispose: "Nessuno, Signore". 

E Gesù disse: "Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più".»

Rivolgendosi per la prima volta alla Donna, Gesù non la interroga su ciò che lei ha fatto, né la invita a scusarsi ma... come per tranquillizzarla... le dice “dove sono? Nessuno ti ha condannata?”.
Constatando che i suoi accusatori si sono dileguati, lei risponde “Nessuno, Signore”, e questo appellativo reverenziale... Signore... fa trasparire la sua consapevolezza:
C'è ancora Gesù che adesso deve pronunciarsi su di lei.
Lui allora le dice “Neanch'io ti condanno”... ed il suo neanch'io non sta ovviamente a significare che Gesù si equipara ai peccatori che se ne sono appena andati... quanto invece che Lui non è rimasto lì per condannarla.
Infatti le dice “va' e d'ora in poi non peccare più”... a significare che la Misericordia di Dio le è concessa affinché lei possa emendarsi, evitando cioè di ripetere i peccati fino ad allora commessi.

Segue: "Gesù luce del mondo" (Gv 8,12-30)

Un Gesù... "scandalosamente" misericordioso

Agli albori dell'era cristiana, per lungo tempo questo brano della “donna adultera” (Gv 7,53-8,11)… che la maggioranza degli studiosi ritiene provenire dalla tradizione lucana [cfr. lettura di "La donna adultera" (Gv 8,1-11)], ha incontrato l'ostracismo da parte delle nascenti comunità cristiane e, generalmente, gli esegeti pensano che ciò sia avvenuto a causa dell'atteggiamento "pericolosamente" comprensivo di Gesù nei confronti di questa “peccatrice”
Per parecchio tempo il brano dell' adultera sarebbe stato infatti accantonato per scongiurare il rischio che venisse interpretato nel senso di un “permissivismo” morale insegnato da parte di Gesù... tant'è vero che ancora nel IV secolo... dopo che già era stato inserito nel Vangelo di Giovanni... Agostino rilevava che i componenti delle comunità cristiane: «Per timore (...) di concedere alle loro mogli l’impunità di peccare, tolgono dai loro codici - cioè i testi dei vangeli - il gesto di indulgenza che il Signore compì verso l’adultera, come se colui che disse “d’ora in poi non peccare più” avesse concesso il permesso di peccare» (Agostino, "I connubi adulterini", Libro II, 7).
Nel cristianesimo primitivo l'adulterio era considerato un peccato molto grave... che comportava l'esclusione dalle comunità... e solo con il passare del tempo furono introdotte delle pratiche penitenziali che consentivano il reinserimento dei peccatori nelle stesse comunità.
Così, sia pur molto lentamente, questo brano venne preso maggiormente in considerazione... e questi famigerati versetti, che mostrano un Gesù “scandalosamente” misericordioso, hanno dunque potuto svolgere il loro ruolo... “spiccando” rispetto a tutti gli altri brani evangelici:
Per esempio, un significativo confronto è possibile con l'episodio sinottico della “peccatrice” alla quale Gesù disse “I tuoi peccati sono perdonati”, “la tua fede ti ha salvata; va' in pace” (Lc 7,36-50).
Mentre questa donna, nel racconto di Luca, aveva mostrato il suo pentimento piangendo e cospargendo di olio profumato i piedi di Gesù... nel brano inserito in Gv l'adultera non fa invece nulla, e non lascia trapelare nulla della sua disposizione interiore.
Eppure, nonostante ciò, Gesù le dice che Lui non la condanna, e poi la congeda dicendo: “va' e d'ora in poi non peccare più” (Gv 8,11).

Nella lettura tradizionale questo brano viene dunque inteso come un chiaro esempio del messaggio di Gesù... che non vuole condannare ma salvare... ed inoltre viene generalmente rilevato un significativo dettaglio: Gesù non dice alla donna “i tuoi peccati sono perdonati” (come invece si legge in Lc 7,48).
Lui, infatti, nei confronti della donna esprime una misericordia accordata “sulla fiducia”... dicendole una frase “va' e d'ora in poi non peccare più” che è da intendere come un invito alla sua conversione interiore.
In questo modo Gesù lascia a Dio la prerogativa del perdono, e alla donna la responsabilità di coscienza di vivere, di lì in avanti, nella rettitudine... così da mettere a frutto la misericordia “gratuitamente” ricevuta.
Un ulteriore piano di approfondimento di questo brano è accessibile mediante la lettura simbolica, come quella attuata per esempio dal gesuita X.L.Dufour il quale, commentando l'intero episodio (Gv 7,53-8,11), scrive tra l'altro:
«Richiesto di pronunciare una condanna conforme alla Legge, Gesù sta zitto. Si concentra in un gesto. Le diverse spiegazioni di tale gesto, proposte dai commentatori, trascurano il tenore del testo, alquanto sorprendente. La frase “scriveva per terra” sarebbe bastata a esprimere l'azione se quest'ultima doveva soltanto evocare il giudizio di Dio su ogni uomo peccatore o a creare un tempo di silenzio. Ma il testo descrive in dettaglio i movimenti: per due volte dice che Gesù “si china” poi “si rialza” (vv.6s.8.10). Perché questa insistenza in un racconto così breve? Il cenno al Monte degli Ulivi, all'inizio, ha già situato l'episodio nell'imminenza della Passione. Con questi due verbi contrari (chinarsi, drizzarsi), il gesto acquista un significato cristologico: esso mima, rappresenta l'abbassamento e l'elevazione attraverso cui Gesù sta per riconciliare con Dio l'umanità prigioniera della sua condizione peccatrice. (...) 
Il silenzio del testo sui sentimenti della donna non soltanto mette in evidenza la gratuità dell'assoluzione da parte del Signore, ma lascia tutto lo spazio, nel testo, alla funzione salvatrice di Gesù. E alla visione immaginaria della donna schiacciata sotto le pietre si sostituisce quella della medesima donna che se ne va, libera, verso un avvenire che Gesù le ha aperto.» (X.L.Dufour, “L'evangelo secondo Giovanni”, 2000 Ed.SanPaolo, p.613-615)

Dalla mia personale prospettiva di fede... osservo poi un ulteriore aspetto:
Come abbiamo visto, nei confronti di questa donna Gesù non pronuncia un perdono che, come un divino “colpo di spugna”, cancelli le sue colpe... ma le dice invece di “non peccare più”, mettendola dunque di fronte ad una nuova possibilità di vita nella quale sarà lei stessa che potrà dimostrare il suo concreto ravvedimento, utilizzando al meglio la propria libertà.
Spetta dunque a lei il compito di conquistarsi il perdono divino... ed è proprio in questa prospettiva che la Misericordia di Cristo... Colui che è la Vita (Cfr. Gv 1,4)... si esprime:
Concedendo all'adultera una nuova opportunità di vita, affinché lei possa farsi perdonare i suoi precedenti errori.
E' proprio questo il modo in cui si manifesta la Giustizia del Padre il quale... mediante la Misericordia della Vita, che si esprime nel Cristo... concede all'essere umano la possibilità di affrontare le sue nuove esperienze esistenziali.

In questo modo, colui che ha sbagliato potrà dimostrare di rimediare alle proprie precedenti colpe, con un comportamento improntato ad una nuova e più matura consapevolezza.
Detto in altri termini... la Misericordia di Dio si esprime nella perfetta giustizia della “Legge di causa ed effetto” (o “karmica* che dir si voglia), che rimette ogni colpa (debito karmico) alla libertà dell'essere umano, affinché vi ponga rimedio.
Per conseguenza, ogni “peccatore” ha la possibilità/responsabilità di vivere nel modo giusto le nuove esperienze/opportunità che gli sono concesse dalla Misericordia di Dio... per rimediare alle proprie colpe e dunque per crescere sul piano della consapevolezza spirituale e della rettitudine.

Su questo argomento, vedi anche: Una pagina « scabrosa » del Vangelo (nel mio blog "Diario di un monaco")

Segue: "Gesù luce del mondo" (Gv 8,12-30)

Nella pagina “Sentiero panoramico” vedi anche le voci:
- “Espiazione... e purificazione”
- “Incarnazione... e Passione”

* Post collegati (nel mio Blog “Diario di un monaco”):
- “Karmicamente”
- “Rimetti a noi”- “Esami di maturità”
- “Olio da accendere”

- “La prova di due grandezze”