Gv 7,50-51

« Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse:
"La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?".»


L'evangelista torna qui a parlarci di Nicodemo, il nobile giudeo già protagonista del dialogo notturno con Gesù (Gv 3,1-11)... al termine del quale lui si era come “dileguato”.
Evidentemente, Nicodemo era comunque rimasto impressionato da quell'incontro perché... pur essendo uno di loro, cioè dei Farisei... lui adesso interviene chiedendo che sia resa giustizia a Gesù secondo un principio che appare evidente, ovvero che prima di giudicare è necessario ascoltare l'accusato.
In questa prospettiva il suo intervento rivela la contraddizione dei suoi colleghi “dottori della legge” i quali sono abituati a lanciare invettive ed anatemi contro il popolo che non rispetta la Legge mosaica... ma poi sono essi stessi i primi a non applicare i suoi principi fondamentali (cfr.Deut. 1,16s).   
Un'ulteriore prospettiva si può peraltro aprire considerando l'espressione “prima di averlo ascoltato” non soltanto in senso fisico... ma anche come un invito ad aprirsi ai contenuti del suo messaggio.
Loro sono infatti prevenuti nei suoi confronti, Lo considerano a priori indegno di essere creduto e, per conseguenza, sono annche impossibilitati a sapere ciò che fa... ovvero a capire il significato del suo agire.
Ciò che fa difetto a questi Farisei è una mentalità aperta, che permetterebbe loro di interpretare il senso più profondo di quella che Nicodemo definisce qui “la nostra Legge”, la quale... se ben compresa... li condurrebbe ad ascoltare per davvero Gesù, ovvero a credere in Lui.
In realtà loro non vogliono ascoltarLo proprio perché, di fatto, sono "sordi" alla Legge di cui pure si ritengono gli unici interpreti e rappresentanti.

Segue: Gv 7,52