Gv 6,65

« E diceva: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre".»

In precedenza, la “mormorazione” dei Giudei (Gv 6,41) suscitata dall'affermazione di Gesù di essere “disceso dal cielo” (Gv 6,38) , Lo aveva portato a dire “nessuno può venire a me se il Padre che mi ha inviato non lo attira” (Gv 6,44)... e adesso... la “mormorazione” dei discepoli suscitata dal discorso che Lui ha appena tenuto nella sinagoga di Cafàrnao, Lo porta a dire: Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre.
Nell'evidente parallelismo... l'elemento di diversità è costituito dal fatto che qui Gesù non parla di una “attrazione”... bensì di una “concessione” da parte del Padre, e con ciò rimarca ulteriormente come sia Dio a prendere l'iniziativa salvifica, alla quale l'essere umano è chiamato a rispondere con la fede.
Però... sarebbe un errore intendere queste parole di Gesù in un senso “predestinazionistico”... perché nel messaggio di questo Vangelo la libertà dell'essere umano non viene mai prevaricata dalla Volontà divina.
Pertanto... queste parole di Gesù vanno piuttosto intese in un senso “preparatorio” a quanto sta per accadere:
La defezione di molti discepoli (cfr.Gv 6,66) non potrà essere letta come un suo insuccesso... in quanto tutti coloro che Gli si sono avvicinati... Giuda compreso (cfr.Gv 6,70-71)... hanno potuto farlo perché ciò è stato loro  concesso dal Padre.
Conseguentemente, la loro defezione dipende dall'umana libertà di rifiutare il Dono divino... senza che ciò possa peraltro alterare i Piani salvifici di Dio in favore dell'umanità.

Segue: Gv 6,66