Gv 6,27

« Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo".»

Dopo aver denunciato (cfr. Gv 6,26) la loro incapacità di cogliere il significato profondo della moltiplicazione dei pani, Gesù si rivolge adesso ai Galilei che sono di fronte a Lui, esortandoli a cercare non il cibo che non dura... bensì il cibo che rimane per la vita eterna.
In modo del tutto naturale torna alla mente l'espressione che Gesù ha usato in precedenza “chi berrà dell'acqua che io gli darò non avrà più sete in eterno”, con la quale aveva evidenziato alla donna samaritana una prospettiva differente da quella di chi invece, bevendo l'acqua del pozzo, “avrà ancora sete” (cfr. Gv 4,14).
In modo analogo, anche coloro che qui ascoltano Gesù sono invitati a darsi da fare non per il solo pane materiale... bensì per il nutrimento che rimane per la vita eterna, l'unico che appaga definitivamente la “fame” dello spirito.
Poi, Gesù continua dicendo che questo è il cibo che il Figlio dell'uomo vi darà e, pur se a questo punto della narrazione non è ancora emerso con chiarezza di che cibo si tratti, tra poco vedremo Gesù parlare di Sé stesso in quanto “Pane dal cielo” in un senso riconducibile alla Sapienza-Parola di Dio.
Aggiungendo poi che su di lui (il Figlio dell'uomo) il Padre ha messo il suo sigillo… Gesù richiama il tema del Figlio dell'uomo disceso dal cielo (cfr. Gv 3,13) che “dice le parole di Dio” (Gv 3,34) e rende così testimonianza a Colui che Lo ha inviato.
Per avere questo cibo che rimane per la vita eterna, è dunque necessario riconoscere Gesù quale Essere trascendente sul quale il Padre ha messo il suo sigillo, perché è stato il Padre a consacrarLo a Lui e ad inviarLo nel mondo e... conseguentemente... Gesù è l'Immanu-El, il “Dio con noi”, Colui che garantisce la presenza di Dio in mezzo agli uomini.

Segue: Gv 6,28