Gv 6,21

« Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.»

Mentre nella tradizione sinottica la salita di Gesù sulla barca dei discepoli determina l'immediato acquietarsi del vento (cfr. Mc 6,51)... in questo Vangelo i discepoli vogliono prenderlo sulla barca... ma Gesù non vi sale, e non viene fatto cenno al vento che si calma.
Il fatto soprannaturale qui narrato... è che subito la barca toccò la riva, con un repentino annullamento del tempo e dello spazio del tragitto.
Ora... considerando come il termine greco labein usato dall'evangelista abbia letteralmente il significato di prenderlo, ma anche di “accoglierlo”... si rende possibile una lettura “in trasparenza”:
Nel momento in cui i discepoli esprimono la volontà di accogliere Gesù... riconoscendo in quel suo “camminare sul mare” una epifania della sua divinità... essi giungono istantaneamente a destinazione superando i limiti della dimensione fisica... e passando dalla minaccia della forze avverse alla "riva" della sicurezza.
Detto in altri termini: la manifestazione soprannaturale della presenza di Cristo, non più soltanto fisica ma assolutamente reale, comunica a quanti la accolgono il Potere divino che vince il "buio" ed "il mare agitato" (Gv 6,17.18)... cioè l'oscurità e le difficoltà che si possono incontrare nella vita.
Di fatto, è questo il concetto teologico in virtù del quale la "camminata" soprannaturale di Gesù sul mare è un "segno" che illustra il discorso sul “Pane della vita” che Lui sta per tenere nella sinagoga di Cafàrnao.

Segue: Il discorso nella sinagoga di Cafàrnao (Gv 6,22-71)