Gv 6,10

« Rispose Gesù: "Fateli sedere". C'era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.»

Annotando che c'era molta erba in quel luogo, l'evangelista richiama l'atmosfera salvifica della Pasqua, celebrata nel periodo dell'anno corrispondente alla più abbondante presenza dell'erba nella terra d'Israele.
In trasparenza, si può intravvedere un'allusione alle parole con le quali il salmista si riferisce al “Buon pastore” messianico che “su pascoli erbosi mi fa riposare” (Sal.23,2; cfr. Sal.72,16)... anche perché Gesù dà indicazione ai discepoli di "far sedere"... i circa cinquemila uomini che si trovavano là.
Scrivendo che questi si misero dunque a sedere, Gv usa il termine greco anepesan che va inteso nel senso di “distendersi” come si usava fare allora quando si prendeva parte ad un pasto in comune... a sottolineare che Gesù non si appresta soltanto a distribuire del cibo, bensì a presiedere ad un vero e proprio pasto comunitario.
Il fatto poi che il numero indicativo delle persone che si misero a sedere sia cinquemila... in greco pentakischilioi”... lascia trasparire un'allusione all'effusione dello spirito propria della Pentecoste” cristiana:
Ciò che quelle persone stanno per ricevere non è dunque soltanto un alimento fisico ma, ben di più, è una comunicazione dello Spirito divino.

Segue: Gv 6,11

P.S. - Con le sue prime parole, “fateli sedere”, Gesù anticipa qui il concetto di "servizio" che verrà poi ulteriormente espresso nel brano della lavanda dei piedi (Gv.13,1-15).
A quel tempo, infatti, soltanto i signori usavano mangiare sdraiati, perché avevano a disposizione dei servi che li servivano... mentre le persone del popolo dovevano arrangiarsi e solitamente mangiavano praticamente in piedi.
Nell'indicazione data qui da Gesù... "fateli sedere"... è dunque contenuta anche un'allusione al messaggio che il Cristo si fa servo per servire i bisognosi come se fossero dei "signori" e, seguendo questo Suo esempio, altrettanto dovranno fare quanti vorranno essere Suoi collaboratori, a servizio del prossimo.

Segue: Gv 6,11