Gv 14,27

« Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.»

Dopo aver annunciato l'intervento del Paràclito in favore di quanti accoglieranno la Sua parola, Gesù termina questo suo primo discorso di addio tornando all' “attualità” della sua imminente separazione dai discepoli, e dice loro: Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
Non si tratta qui di un augurio di pace intesa come benessere umano, quanto invece del dono della pace completa,  ovvero la salvezza escatologica (cfr. Is.52,7; Ez. 37,26) che il Padre offre agli esseri umani mediante l'incarnazione del Verbo.
Per questo Gesù precisa “Non come la dà il mondo”... perché il mondo, che “non può ricevere” lo “Spirito della verità” in quanto incapace di vederLo e di conoscerLo (Cfr Gv 14,17), non può nemmeno accordare la pace da Lui donata.
Questa pace di cui Gesù parla non è pertanto quella che per esempio era oggetto del saluto abituale tra i semiti... Shalōm... ad augurare salute, prosperità, felicità... nonché la tranquillità intesa come l'assenza di conflittualità interiore ed esteriore.
Ben di più... il Figlio dona quella pace che biblicamente soltanto Dio può accordare, e che nella promessa fatta ad Israele caratterizzerà i tempi messianici segnati dal “Principe della Pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno” (Is 9,5-6).
A compimento di questo annuncio profetico, la pace donata da Cristo è l'intima unione con Dio di cui gioiranno i suoi discepoli già nel corso della loro esistenza terrena, dal momento in cui diventeranno “Uno” (Cfr. Gv 17,21) con il Figlio e, attraverso di Lui, con il Padre*.
E' in funzione della promessa di questo durevole dono divino che Gesù dapprima riprende l'iniziale esortazione rivolta ai discepoli: “Non sia turbato il vostro cuore” (Cfr. Gv 14,1)... e poi la amplia ulteriormente: “e (il vostro cuore) non abbia timore”.

Segue: Gv 14,28

* Vedi nel Glossario le voci:
“Inabitazione”
“Paraclito”