Gv 13,16

« In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato.»

Pronunciando questa massima proverbiale... “un servo non è più grande del suo padrone”... Gesù vuol significare che i membri della comunità cristiana sono chiamati a seguire l'esempio del Maestro il quale, lavando i piedi ai Dodici, si è posto al livello dei suoi discepoli ed ha espresso nei loro confronti un servizio dettato dall'amore.
Conseguentemente, si porrebbe automaticamente in contraddizione con Lui qualsiasi suo dicepolo che... pretendendo di essere più grande del Maestro... volesse essere servito, anziché servire il prossimo.
Poi, con la frase successiva... “né un inviato è più grande di chi lo ha mandato”... Gesù si riferisce al principio del diritto giudaico secondo il quale un inviato è come il suo inviante, e dunque lo rappresenta in toto.
E' dunque questo ciò che Gesù si aspetta dai suoi inviati: una rappresentanza assolutamente fedele, in sintonia con l'esempio d'amore che Lui ha donato a loro.

Segue: Gv 13,17

"Apostolicamente"

Il termine greco “apóstolos” (inviato) è qui usato per la prima ed unica volta nel Vangelo di Giovanni... ed è dunque significativo osservare come esso si trovi in un chiaro contesto di servizio, preceduto dal celebre episodio in cui Gesù lava i piedi ai suoi discepoli (Cfr. Gv 13,1-15).
Nel messaggio giovanneo l'apostolo-inviato cristiano è pertanto colui che, volendo  imitare il suo Signore e Maestro, pratica un servizio di amore nei confronti del prossimo... e non pretende invece di essere servito.
Indicando nell'umiltà e nella carità verso il prossimo la vera grandezza, questo principio “mina” sin dalle fondamenta qualsiasi tentativo di interpretare il  “ruolo” di inviati di Cristo come un mezzo per accampare privilegi, o per esercitare poteri su qualcuno.
Oltre ad avere uno straordinario significato spirituale, questo “apostolico” insegnamento giovanneo costituisce anche un messaggio dalla valenza socio-religiosa rivoluzionaria:
La sostituzione operata da Gesù... che al posto dell'idea di un Dio dominatore ha insegnato la verità cristiana del Dio che, essendo Amore, si pone al servizio dell'umanità... implica infatti una decisiva conseguenza religiosa:
Si pone automaticamente fuori dal messaggio di Cristo chiunque, rivestendo il ruolo di Suo “rappresentante”, sfrutta questa posizione per esercitare il potere... in qualsiasi forma... più o meno velata.
Non a caso, proprio la religione intesa come mezzo per dominare i fedeli fu uno dei mali più insistentemente denunciati da Gesù, con una insistenza che risalta molto se paragonata... tanto per fare un esempio... al suo sostanziale silenzio nei confronti della dominazione romana della Giudea, che infatti non aveva neanche bisogno di essere denunciata, perché era un potere di oppressione già evidente a tutti.
Invece... non altrettanto riconoscibile era il potere esercitato dalle autorità religiose sulle masse dei fedeli, ed è per questo che Gesù insistette a lanciare le Sue invettive contro i membri dell'istituzione religiosa del suo tempo che... è scritto nei Vangeli... vengono solo “per rubare, sgozzare e distruggere” (Gv.10,10)... sono “ciechi, guide di ciechi” (Mt.15,14)... ed impartiscono “insegnamenti che sono precetti di uomini” (Mt.15,9).
Per conseguenza, una “salutare” riflessione che ogni cristiano, ieri come oggi, farebbe bene a compiere... è quella di chiedersi in che misura questo “nemico”, cioè il potere religioso che opprime e narcotizza le coscienze, è stato debellato dalla sua vita spirituale.

Segue: Gv 13,17