Gv 10,37

« Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; »

Avendo poggiato ogni loro certezza di fede sulla Scrittura, gli uditori di Gesù non possono contestarGli l’argomento che Lui ha appena portato, riguardo al titolo  “Figlio di Dio” che il salmista attribuisce anche a degli esseri umani (Cfr. Gv 10,34-36).
Invece, il “nodo” che per loro rimane da sciogliere riguarda l’idea che Gesù sia “colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo” (Gv 10,36) e, in relazione a questo aspetto, Gesù torna (cfr. Gv 10,25) a porre davanti agli occhi dei suoi accusatori “le opere del Padre mio”.
Il fatto che Lui compia queste opere  Lo legittima come Inviato di Dio (cfr. Gv 5,36), e la forza di questa argomentazione è costituita dal fatto che la sua validità può essere comprovata dalla diretta esperienza di coloro che Lo stanno ascoltando.
Questi Giudei sono dunque messi di fronte ai fatti concreti del suo agire che, per la loro evidenza, non possono essere negati... al di là del fatto che loro continuino a non considerare credibili le parole di Gesù.

Segue: Gv 10,38